Arrivederci Palermo!

Con l’avvio ufficiale, finalmente, della nuova legislatura regionale, finisce la mia lunga e intensa avventura palermitana in qualità di collaboratore dell'(ex)onorevole Giovanni Cafeo prima e del gruppo Prima l’Italia – Lega Sicilia poi.

Termina quindi formalmente un rapporto di collaborazione lavorativa lungo ormai oltre 7 anni (di cui 5 all’ARS), nei quali ne abbiamo davvero passate di tutti i colori, sia in contesti di lavoro sia – e sono certamente i ricordi più belli – divertendoci insieme agli altri elementi dello staff e ai tanti amici di cui ci siamo circondati, soprattutto al termine delle numerose iniziative portate avanti in questi anni. Il rapporto umano, di stima e di amicizia, invece, proseguirà senza intoppi per molto tempo ancora!

Per sua stessa natura, l’incarico di addetto stampa è strettamente connesso a un rapporto fiduciario con il committente e nella stragrande maggioranza dei casi è pacifico che termini con la fine del suo mandato; così è stato anche in questo caso, nonostante la delusione, questa sì palpabile e condivisa, della mancata rielezione.

È dunque arrivato il momento dei ringraziamenti, a cominciare proprio da Giovanni Cafeo, uno dei deputati regionali che – e lo dico senza alcuna piaggeria, anzi! – più di tutti ha messo in “piacevole subbuglio” il proprio staff, proprio a causa della sua frenetica e sempre “sul pezzo” azione politica e del suo desiderio di lavorare veramente per il bene comune, anche a progetti di grande valore ma privi di concreti ritorni elettorali. Senza nulla togliere ai nuovi eletti, ai quali auguro 5 anni di successi personali ma soprattutto per il nostro territorio, credo che la mancata rielezione di Giovanni sia stata un danno soprattutto per la città di Siracusa e per l’intero comparto produttivo, le cui sorti ci eravamo presi in carico, lui politicamente e con azioni concrete e io a suon di comunicati stampa e post sui social, con un impegno, dati alla mano, difficilmente riscontrabile in altre legislature.

Ringrazio Daniela prima e Roberta poi, riferimento serio e affidabile della segreteria politica, nonché Umberto, preciso e puntuale negli aggiornamenti e negli appunti da riscontrare su qualunque iniziativa, al fine però di ottenere un risultato quanto più possibile vicino alla perfezione.

Ringrazio Stefano, Sandro, Gipi, Enzo e i tanti amici che con i loro consigli mi hanno aiutato a crescere professionalmente e umanamente, farò sempre tesoro di queste esperienze anche se il rapporto umano e personale, ovviamente, continuerà anche con tutti loro.

Presto inizierà per me un nuovo e stimolante impegno lavorativo, legato al mondo del giornalismo per un ritorno di fatto al primo amore e cioè la notizia, le sue sfaccettature e perché no, anche a quelle non dette o celate, quelle del cosiddetto sottobosco… Nel frattempo, se volete, possiamo incontrarci su tutti i social network e da poco anche su TikTok con il nuovo format “Il tuttologo“, vi aspetto per commentare insieme gli argomenti del giorno e, come sempre, anche le mie pizze!

Il lavoro di merda non l’ha inventato Carpisa

Da qualche giorno il web si è giustamente indignato per una vergognosa proposta di stage targata Carpisa che partiva dal presupposto obbligatorio dell’acquisto di una sua borsa, soltanto dell’ultima collezione peraltro.

Mi sembra inutile tornare nel dettaglio sull’argomento, l’abbiamo capito tutti che è stata una letterale stronzata, un’ennesima conferma di quanto la dignità del lavoro in Italia raggiunga pressoché ogni giorno nuove vette verso il basso.

C’è da dire infatti che se indubbiamente l’eco mediatica di un marchio come Carpisa, leader tra le produzioni di borse di qualità non eccelsa, non poteva passare inosservata, ogni giorno centinaia di migliaia di giovani e meno giovani, freelance, partite iva subiscono soprusi simili se non addirittura più gravi, spesso nel più completo anonimato.

Gli esempi sono tantissimi: dai pagamenti a xxx giorni a quelli mai arrivati con scuse spesso meschine, confidando sul fatto che un’azione di recupero per somme troppo piccole alla fine non conviene farla perché costerebbe di più del credito da riscuotere; dagli incarichi dati a simpatia e tolti per antipatia a quelli promessi e mai visti, causa magari nel frattempo della rinuncia di altri lavori.

Ma non è tutto: pensate a chi vede sminuire il proprio lavoro, chiamato per “favori che risolvi in un minuto” ma che alla fine, sommati i minuti, rubano tempo ad altre possibilità di lavoro o di formazione.

Pensate a chi si trova sotto scacco, costretto ad accettare offerte ridicole per cercare di tirare avanti, ottenendo il doppio danno di aver svilito sé stesso e l’intera categoria di professionisti a cui appartiene.

Insomma, a Carpisa va forse il merito di aver scoperchiato la grande cloaca del lavoro atipico, dove avere dignità significa, in molti casi, restare sulla soglia della povertà, ma di sicuro non le si può addebitare il ruolo di creatore del lavoro di merda.

Quello, purtroppo, esiste già da parecchio tempo.