A tavola pane e …frustrazione

Quando il modo di dire #maiunagioia divenne virale, oggettivamente cominciò a darmi noia. Usato sempre, comunque e spesso a sproposito, #maiunagioia aveva cominciato a perdere il suo significato di intrinseca protesta contro le ingiustizie della vita per diventare una scusa valida a mostrare petulanza e lamentele inutili in ogni contesto.

Eppure, quando uno come me si siede a tavola, non può che pensare a quanto crudele sia stato il destino…

Figlio di ben tre culture culinarie ben distinte (la siracusana per nascita, la ragusana e la calabrese per discendenza), di fatto mi ritrovo a scandire i momenti della giornata e finanche i ricordi più belli della mia vita sempre legati a un particolare cibo o preparazione.

Per fare un esempio, se qualcuno mi chiede di ricordare un incontro, un evento o qualcosa di simile, la mia memoria mi mette immediatamente a fuoco il menu della cena o del pranzo ad esso collegato, prima ancora degli eventuali commensali. Esempio: “Giovanni ma ti ricordi come era bella Roberta al suo matrimonio?” e io: “come no, c’era un prosciutto cotto glassato al miele che ancora me lo sogno!” e via di seguito.

Adesso è più chiaro comprendere come l’essere costantemente invitato a cene e degustazioni o preparare io stesso i pasti a casa risulti nel mio caso una tortura continua, a causa della pericolosa tendenza a mettere peso che la natura mi ha voluto accollare.

Io ho molti problemi con la cucina dietetica, per così dire: non riesco a tollerare le versioni “depotenziate” delle ricette, quelle cioè che partono da un nome altisonante per poi diventare altro, più insipido e privo di “sostanza”. La carbonara con il prosciutto cotto, la parmigiana con le melanzane arrostite, le cotolette arrostite, il cucchiaino misurato di olio d’oliva…limitazioni, pesi che ostacolano il gusto e rendono la vita di un “diversamente snello” come me senza gioie…anzi, con #maiunagioia.

Il problema è il contesto. Qui da me bastano i profumi di un panificio sperduto per riaccenderti la fame atavica, quella genetica che permetteva alla natura di mettere da parte il grasso necessario a superare i periodi di magra…l’altro problema è che di periodi di magra non ce n’è più.

E poi, ultimo problema, mi piace mangiare bene. Ma forse questo lo avevate già capito!